sabato 3 aprile 2010

Che stava succedendo? Che cosa avrebbe fatto B.??

Quel momento di pura distrazione si trasformò in un crollo emotivo totale.
Inconsciamente scoppiai a piangere, ma non me ne resi conto.
Mi lasciai cadere per terra e con rabbia strinsi i pugni fino a sentire il male delle mie unghie sulla pelle.

- Lo odio, lo odio, perchè non è qui!

B. lasciò che tutto questo accadde naturalmente, addirittura studiava i miei movimenti incredulo di come l'amore potesse causare reazioni simili.
Era evidente che cercava una scusa per avvicinarsi a me... E ora l'aveva trovata.

- Martha... Lo sai che tornerà presto...

Timidamente cercò di sedersi vicino a me, come se volesse mettersi sul mio stesso piano, forse per comprendermi meglio.
Io non dissi nulla, abbassai lo sguardo e cercai di asciugarmi gli occhi gonfi e pieni di lacrime.

- Posso dirti una cosa?

Che ragazzo coraggioso. Sapeva che le domande di questo genere mi mettevano quasi paura.
Semplicemente annuì e aspettai ansiosa la sua reazione.

- Volevo dirti che... Manca anche a me... Però a differenza tua tra due giorni lo raggiungerò.

Il mio sguardo diventò rabbioso e, dandomi la spinta, mi alzai da sola e corsi in bagno; mi voltai e chiusi la porta a chiave.
Che diavolo voleva dimostrarmi dicendomi così??
Non volevo vedere più nessuno, desideravo solo sparire.

- Posso... Posso entrare?

Dall'altra parte della stanza sentii i suoi passi avvicinarsi sempre più, e non mi lasciò altra scelta.

- Quando ho detto che tra due giorni lo raggiungerò... intendevo... bhe ecco... Mi chiedevo se ti andava di venire.

Ogni parola mi provocava un suono fastidiosissimo, che mi riempiva la testa e non mi faceva pensare a te...
Però poi, quando lo sentii pronunciare quelle parole, una mia risata isterica squarciò il silenzio.
Lo guardai dritto negli occhi e sussurrai:

- Dimmi... dimmi che mi stai prendendo in giro.

Tutta la mia vita aveva messo le radici in quell'orrendo paesino di campagna, non troppo distante dal centro.
Ci abitavano meno di tremila persone, e io non potevo di certo spostarmi.
Perchè? Perchè Avevo troppa paura.
Paura di quello che sarebbe stato il mio futuro...

- Non è uno scherzo... Hai bisogno di lui... Guardati. E poi anche lui ha bisogno di te.

- Ma io come faccio? Con la casa, con la mia famiglia... E la scuola? No, non posso.

B. non esitò e prese uno zaino dal mio armadio, ci infilò prima una maglia, poi un'altra, e un'altra ancora... mentre io lo interrompevo con le mie paranoie inutili.

- Staremo via pochi giorni. Vi darò giusto il tempo per incontrarvi, e poi tornerete a casa insieme.

- Ma...

- Martha, non discutere.

Rimasi sorpresa della situazione, di quello che stava accadendo. B. non avevo mai preso decisioni di questo tipo da solo.
Eppure era sicura che tutto sarebbe andato per il verso giusto.
E io in un modo o nell'altro avevo fiducia in lui, per la prima volta mi era sembrata la persona più convinta di questo mondo.

- Il nostro jet dovrebbe arrivare a minuti, andiamo.

Mi afferrò per il braccio e mi invitò a coprirmi le spalle con il suo cappotto nero.

- Tieni... Fa freddo.

La strada che oramai ci separava era veramente poca, e forse non realizzai di esserti realmente vicino neanche all'arrivo.
Un'ora di viaggio fu sufficiente, e quando uscii dall'aereo crebbi addirittura di trovarmi in un altro mondo.

- Dove...

- Stiamo per arrivare.


Ancora non credevo ai miei occhi, quello sarebbe stato il posto in cui ci saremmo incontrati.
Non vedevo l'ora.
E non avevo neanche la più pallida idea di come mi avresti accolto.

- Ci siamo, quello è l'edificio!

B. mi guidava come se quel posto fosse stato la sua seconda casa.

- Lì dentro c'è...?

Quello era il nostro rush finale prima di incontrarti, e corremmo, corremmo sempre più veloce.
Quando la porta fu ormai davanti a me, non esitai e la spalancai.
Salì infine le scale e ...

- Hey, ma... hey, siamo noi!

Nel salone centrale non c'era anima viva... E così in ogni stanza.
Cominciai a sentire un peso gigantesco sulle mie spalle, un peso che voleva spingermi giù.
Che cos'era, una specie di scherzo?
Ho mandato al diavolo B. con tutta me stessa, credevo mi avesse imbrogliato...
Invece nemmeno lui sapeva niente.
Che cos'era questa, una caccia al tesoro?
Dovevamo rincorrerci a vicenda per stare insieme?
Non ne potevo più... Era impossibile vivere in quel modo...
Ancora una volta il suolo mi fu amico e mi fece sedere su di lui.
Che situazione straziante.


[If you have to go, don't say goodbye... If you have to go, don't cry... ]



Erano le parole della suoneria del mio telefono, che nel momento più inopportuno di tutti squillò.
Lo fissai per qualche secondo, poi, purtroppo o per fortuna decisi di rispondere.
Guardai il display...
Il numero che stava chiamando era sotto la voce 'Casa'...

???

Risposi, e infine sentii...

- Cucciola... Cucciola perchè non sei a casa???

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